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COVID-19, la gestione migliora con l’esperienza

 |  Interviste

“Il calo del numero dei ricoverati in terapia intensiva non è dovuto a una minor aggressività del

coronavirus ma alla capacità e all’esperienza acquisita dal personale medico nella cura dei pazienti

positivi”

Il prof. Luca Richeldi, presidente del comitato scientifico XBIOGem, ha sottolineato
come il numero sempre crescente di report clinici abbia determinato una migliore gestione dei
pazienti con insufficienza respiratoria.

Richeldi, che è anche membro del Comitato Scientifico Tecnico e presidente della Società Italiana Italiana di Pneumologia, ha precisato che attualmente non ci sono delle cure standard per combattere il virus. Nel corso della pandemia, gli approcci sono stati diversi a
cominciare da farmaci antivirali a base di idrossiclorochina, seguiti da antinfiammatori, fino al più
recente utilizzo della terapia eparinica, cruciale per combattere il tromboembolismo.

A queste tecniche si sono aggiunte delle terapie di supporto, quali l’ossigenazione e la ventilazione meccanica, efficaci per dare il tempo all'organismo di reagire. Alcuni studi provenienti dalla Cina, dove il virus si è propagato prima, dimostrano che il 30% dei pazienti dimessi a seguito del COVID-19 presentano insufficienza respiratoria persistente con segni di fibrosi polmonare.

“Dopo due o tre settimane alcuni danni polmonari si possono creare comunque, ma non sappiamo ancora le cause e nemmeno quale possa essere l'evoluzione”.

Richeldi ha aggiunto che “i pazienti che potrebbero avere problemi respiratori dopo la malattia, andranno seguiti e valutati sul territorio, come peraltro succede spesso
anche per le normali polmoniti che possono lasciare tracce.
  

Il Ministro della Salute Speranza ha garantito che i Covid hospital resteranno in attività per lungo tempo, consentendo il controllo e il monitoraggio di questa tipologia di pazienti.

A proposito di plasmaterapia, che consiste nel trasferimento di plasma da una persona guarita a una malata, come proposto da alcune equipe mediche del mantovano, Richeldi ha dichiarato:

“È una pratica medica in atto dalla fine del 1800. Non sappiamo se può avere validità ed efficacia sul coronavirus. È passato troppo poco tempo per fare uno studio accurato. L’Agenzia Italiana del Farmaco la sta analizzando. Di certo è una buona speranza nel trattamento di questa malattia”.

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