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La salute passa dal microbiota intestinale

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Il punto del prof. Gasbarrini Direttore del CEMAD della Fondazione Gemelli

“La comunità microbica intestinale contiene decine di migliaia di geni indispensabili per la sopravvivenza”. Così Antonio Gasbarrini, Direttore del Centro Malattie dell’Apparato Digerente della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS ha spiegato l’importanza del microbiota intestinale, un vero e proprio organo da cui dipende lo stato di salute o di malattia di una persona. Al suo interno il microbiota è in grado di veicolare l’adattoma, un genoma umano variabile che consente all’organismo di adattarsi agli stimoli esterni: la dieta, i conservanti presenti nei cibi, gli antibiotici, lo stress, l’esercizio fisico, il riposo, i timori. Il processo di adattamento inizia fin dalla gestazione. Per mezzo della placenta, l’intestino del bambino viene colonizzato da specie batteriche che vivono nell’ambiente circostante, e che vanno a costituire il microbiota intestinale, la cui composizione è fortemente influenzata dall’alimentazione della mamma. Nel periodo dell’allattamento e dello svezzamento si forma la risposta immunitaria che durerà per tutta la vita. “Durante queste fasi è consigliabile evitare la somministrazione di antibiotici, perché hanno la capacità di modificare in modo permanente il microbiota e di favorire la crescita di batteri silenti, come la candida”. All’età di sette anni, il microbiota diventa stabile e inizia a produrre metaboliti e neurotrasmettitori, andando a preservare l’apparato digerente e impedendo agli agenti patogeni di entrare nell’organismo. È interessante rilevare come il microbiota intestinale delle popolazioni più industrializzate sia diverso rispetto a quello dei paesi in via di sviluppo. Nei paesi occidentali l’iperigienizzazione ha contribuito alla scomparsa di alcune specie di batteri e facilitando la diffusione di alcune malattie immunoallergiche. Gasbarrini, professore ordinario di Medicina Interna presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, ha sottolineato come il trapianto del microbiota, potrebbe cambiare l’approccio di terapie per diverse malattie come il diabete e l’obesità. Alcuni studi dimostrano che il trapianto del microbiota di un topo sano è in grado di far perdere peso a un topo grasso. Altre ricerche interessanti provenienti dal mondo animale hanno consentito di stabilire che il trapianto del microbiota intestinale è in grado di trasmettere la capacità di compiere delle azioni a un altro animale che prima non era in grado di compierle. Nell’apparato digerente esiste infatti un sistema neurologico, costituito da fibre nervose, detto neuroenterico in grado di stabilire una connessione molto stretta fra cervello e intestino.

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